L’osteopata deve anche prestare attenzione a diverse informazioni nell’anamnesi, come:
- la dinamica della deglutizione, perché può creare un’alterazione delle condizioni pressorie del cavo orale;
- le asimmetrie craniche (conseguenti ad un parto difficoltoso o plagiocefalia posizionali) che possono influenzare l’attività dei muscoli che si inseriscono sulle ossa craniche e sulla tuba;
- la postura del bambino, in particolare coste, torace, clavicole e tratto cervicale, per via dellacorrelazione con i diaframmi e la capacità di pompa circolatoria che garantisce unarespirazione fisiologica;
- utilizzo prolungato del ciuccio che condiziona la forma del cavo orale;
- eventuali anomalie della masticazione.
Quando fare il trattamento osteopatico?
Il trattamento osteopatico è sconsigliato con l’otite in atto, se non dopo una diagnosi effettuata dal proprio pediatra e esser stati sottoposti alla cura farmacologica.
Dunque il bambino può essere trattato dopo l’acuto per poter prevenire una recidiva.
Al contrario è molto consigliato andare dall’osteopata in un ottica di prevenzione già dai primi mesi di età. Sottoporre il neonato a controlli sin da piccolo potrebbe ridurre la possibilità di avere delle otiti o comunque di ridurne le recidive.
In ogni caso, è da ricordare che questa problematica va a risolversi autonomamente con l’accrescimento osseo del bambino tra i 5 e i 7 anni di età.
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Post a cura dell’osteopats Elisa Cornacchia
