Il Terapista della neuro e psicomotricità (anche detto TNPEE oppure neuropsicomotricista) è un professionista sanitario, riconosciuto dal Ministero della Sanità, che si occupa della prevenzione, terapia e riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili.
La Terapia della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva ha lo scopo di sostenere lo sviluppo del bambino in età pre-scolare e scolare, sostenendo le abilità nelle diverse aree di funzionamento in un’ottica integrativa, con uno sguardo costante alla globalità e unicità di ogni singolo bambino.
Il bambino viene preso in carico, insieme alla sua famiglia, e da quel momento inizia un viaggio alla scoperta delle ricchezze, mi piace definirle così, del bambino ossia dei suoi punti di forza grazie ai quali andremo a migliorare i punti di debolezza ovvero le abilità carenti, andremo ad accrescere il senso di efficacia e l’autostima, oltre che a contribuire alla regolazione e stabilizzazione di uno sviluppo affettivo-relazionale armonico.
Il neuropsicomotricista si prende cura del bambino e della sua famiglia a 360 gradi; lavora giocando con il bambino, Johann Paul Friedrich Richter diceva “Giocare è una cosa seria,anzi tremendamente seria” e non possiamo fare altro che dargli ragione.
Azione motoria, corpo e gioco: ecco la valigetta del neuropsicomotricista.
ENTRIAMO IN STANZA La stanza di un neuropsicomotricista viene amorevolmente definita dai bambini come “la stanza dei giochi” un mondo a misura di bambino, in cui potersi divertire apprendendo, migliorandosi, superando le proprie difficoltà. Spesso con i bambini più piccoli si cerca di coinvolgere i genitori in terapia, in modo tale che possano vedere come interagisce il terapista con il bambino per poter riprodurre alcune strategie e dinamiche anche a casa. Solitamente in terapia c’è una situazione di routine inziale: ci si toglie le scarpe, ci si mette le calze antiscivolo e ci si saluta, guardandosi negli occhi…si saluta la mamma qualora non fosse prevista la |
sua presenza nel setting e poi c’è la parte centrale, in cui vengono fatte delle proposte di gioco al bambino con il fine di raggiungere degli obiettivi che ci si è fissati nel progetto riabilitativo individuale. O giochi, invece, più strutturati per raggiungere obiettivi più specifici che possono essere: giochi in scatola sull’attenzione, sulla memoria, infilare le perline per la motricità fine, giochi di esplorazione sensoriale, libricini, macchinine, bambole, la cucina per fare gioco simbolico. |
Infine c’è il momento conclusivo della seduta, un rituale per chiudere l’incontro dove generalmente si fa un disegno e cantando una canzoncina si rimettono le scarpe. |
CHI DEVE RIVOLGERSI AL NEUROPSICOMOTRICISTA?Tuo figlio non si gira quando lo chiami? |
Parla in modo strano, ripete subito dopo quello che gli dici o lo ripete a distanza di tempo senza un nesso logico? Sembra non giocare con nulla in modo funzionale? |
Tuo figlio inciampa spesso, è un po’ goffo e cammina male?
Cambia tanti giochi e non ne porta a termine mai uno?
Si dedica sempre agli stessi giochi e si arrabbia se cambia qualcosa?
È poco preciso nei disegni e nelle attività di manipolazione?
Sembra non ascoltarti, non rispetta le regole ed è sempre agitato?
Sembra ignorare gli altri bambini e ha la tendenza ad isolarsi?
Ci sono dei così detti “ campanelli di allarme” che è bene non sottovalutare, rivolgersi ad uno specialista e confrontarsi può essere sempre la strada migliore per aiutare se stessi ed il proprio bambino.
post a cura di Cristina Esposito