Cosa sono i dati personali?
Una delle tematiche più delicate che sono emerse con la diffusione capillare dell’utilizzo dei mezzi telematici è quella del destino e della tutela dei propri dati personali.
Ma quali sono questi dati personali?
Parliamo di foto, di informazioni particolari della persona come data e luogo di nascita, veicoli posseduti e relative targhe, codice fiscale, numeri di conto corrente, riferimenti previdenziali, informazioni sanitarie, residenza e domicilio, scuole frequentate, titoli di studio, composizione del proprio nucleo familiare, orientamenti politici, religiosi, sessuali e preferenze individuali in generale.
La maggior parte delle persone non immagina quanto sia pericoloso condividere con leggerezza queste informazioni. Invece qualora dei malintenzionati dovessero entrare in possesso di questi dati potrebbero farne un uso fraudolento arrecando non poco danno alla vittima.
L’uso inoltre può anche non essere fraudolento ma comunque improprio.
Pensate ad esempio alla ricerca su google di un datore di lavoro che può rintracciare informazioni utili sullo stato di salute di un suo dipendente attraverso le dichiarazioni che vengono rilasciate nei forum, nelle chat o nelle richieste dirette a medici esperti. Così vengono messi in circolazione dati sensibili facilmente acquisibili ed utilizzabili da altri.
Inoltre in futuro potremmo essere vittima di stalking.
Uno stalker può carpire dati sensibili e utili giungendo facilmente all’individuazione dei luoghi frequentati dalla vittima, ponendo così meglio in essere la sua condotta criminosa.
Ma passiamo ai social network.
Il Regolamento UE 679/2016 (Regolamento Generale sulla protezione dei Dati) ha sancito che “La protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati di carattere personale è un diritto fondamentale”.
La stragrande maggioranza dei servizi offerti da piattaforme sono solitamente di tipo gratuito. Ma è proprio così?
Se è tutto gratuito come fanno a guadagnare e fatturare miliardi di miliardi queste piattaforme?
Ci riescono perché rivendono i nostri dati a società che vendono altri beni o servizi. I nostri dati sono un bene prezioso. Lo è specialmente la cosiddetta profilazione e cioè i nostri gusti, le nostre inclinazioni, il modo in cui ci vestiamo, mangiamo, ragioniamo e in generale il modo in cui spendiamo i nostri soldi. Questo permette ai social network di offrire noi utenti come merce di scambio a chi vende beni o servizi che ci possono interessare. Quindi si capisce bene che i social network non sono un servizio propriamente gratuito. Si dice: quando il prodotto sembra essere gratuito allora stai attento perché il prodotto sei tu.
Solitamente quando ci iscriviamo alle diverse piattaforme ci vengono sottoposti documenti cosiddetti T&C che è l’acronimo di Termini e Condizioni e ci viene chiesto di spuntare il consenso per il trattamento dei dati personali. Questi documenti sono lunghissimi, noiosi e scritti con un carattere molto piccolo. La reazione solitamente è quella di mettere la spunta, accettare, e andare avanti.
Come fare?
Per cominciare stare sempre attenti ad articoli e post che trattano presunte violazioni della riservatezza da parte dei colossi del web. In secondo luogo cercare per quanto possibile di spuntare solo le voci indispensabili per l’erogazione del servizio. Esse sono solitamente contrassegnate con un asterisco. E poi in caso di dubbi chiedere sempre un parere ad un legale di fiducia. Ricordatevi inoltre che il nostro ordinamento giuridico garantisce il cosiddetto diritto all’oblio. Ossia ognuno può pretendere, richiedendolo, che i dati che lo riguardano siano cancellati dall’archivio di qualunque piattaforma. Però va detto che questa norma trova particolare difficoltà nell’essere applicata.
Una menzione speciale poi va fatta per le foto di qualunque genere.
Nei “Terms and Conditions” di Facebook ed Instagram ecco che cosa troviamo scritto:
“quando l’utente condivide, pubblica o carica un contenuto coperto da diritti di proprietà intellettuale (ad es. foto o video) in relazione o in connessione con i nostri Prodotti, ci concede una licenza non esclusiva, trasferibile, conferibile in sottolicenza, non soggetta a royalty e globale per la trasmissione, l’uso, la distribuzione, la modifica, l’esecuzione, la copia, la pubblica esecuzione o la visualizzazione, la traduzione e la creazione di opere derivate dei propri contenuti“.
Capite bene che quando caricate una foto su un social network state cedendo automaticamente la licenza a quella piattaforma di sfruttarne tutti i diritti e farne qualunque uso. In poche parole, quando pubblicate una vostra immagine su Facebook o Instagram, ne perdete l’effettivo controllo e altri, diversi da Facebook e Intagram, acquisiscono il diritto di pubblicarla, previo accordo con Facebook e Istagram stessi.
3. Ma veniamo ai minori.
L’articolo 16 della Convenzione di New York sui Diritti del Fanciullo (recepita in Italia con la legge 176/1991) stabilisce quindi che “Nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie o illegali nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza, e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione”. Inoltre Il Regolamento europeo sul trattamento dei dati personali (GDPR) ha dato ancora maggiore specificazione alla materia.
Risorse:
Video
(questo video potrebbe essere pubblicato sotto l’articolo perché simpatico e molto esplicativo oltre che persuasivo)
Link: