L’arrivo inaspettato della pandemia ha travolto le nostre vite, modificandole e provocando un trauma in molte persone: ha interrotto la quotidianità, ha costretto all’isolamento e alla convivenza forzata in spazi ristretti, per molti ha coinciso con l’esperienza diretta della malattia e del lutto.
Ma se la prima ondata è stata affrontata con la speranza che se ne potesse uscire nel giro di poco tempo, nella seconda ondata si è verificato un tratto di cronicizzazione del trauma.
Sentimenti come l’angoscia, la tristezza, la depressione si sono affacciati nelle nostre vite a causa dell’impossibilità prolungata e indefinita di prevedere e di progettare, due aspetti che alimentano la speranza negli esseri umani e danno impulso all’esistenza.
Chi ne ha fatto le spese maggiormente sono i bambini che hanno patito su due fronti: la sicurezza e l’esperienza.
La sicurezza perché l’identità dei bambini è molto legata ai ritmi, alle abitudini, ai riti della vita quotidiana e ai suoi ambienti, per cui, venendo meno questi elementi, i rischi sono il disorientamento e l’insicurezza. La percezione degli stati di animo e le emozioni dei genitori, inoltre, mina ulteriormente il senso di sicurezza dei bambini che assorbono ansie, incertezze e timore del contagio.
L’esperienza perché la mancanza di stimoli sociali fondamentali come il gioco condiviso con i coetanei, l’esplorazione, la scoperta del mondo esterno generano conseguenze importanti sul piano psicologico: il cervello dei bambini è molto sensibile agli stimoli esterni e trae giovamento dalle esperienze.
Occorre allora riflettere su cosa possiamo fare per noi e i nostri figli per gestire le difficoltà che sperimentiamo tutti i giorni.
IMPARIAMO AD ACCOGLIERE LE EMOZIONI
Uno degli aspetti fondamentali della salute psicologica di adulti e minori riguarda la capacità di saper affrontare le proprie emozioni, anche quelle meno piacevoli. Quando ci si sente sconfortati è importante non cercare di evitarlo, non ossessionarsi con il voler sostituire queste emozioni nel tentativo di sentirvi allegri: il mondo emotivo non funziona così. Nella condizione di pandemia che stiamo vivendo è assolutamente normale provare smarrimento, ansia, paura ed è inutile sprecare tempo ed energie nel tentativo fallimentare di cacciarle dalla nostra testa o da quella dei nostri figli. E’ di aiuto, piuttosto, accettare quello che proviamo e tirarlo fuori per condividerlo. Anche per i bambini è importante sollecitarli ad esprimere ciò che provano attraverso parole, giochi, disegni senza volerli immediatamente rassicurare o dare risposte confortanti: esattamente come noi adulti hanno bisogno di tirare fuori quello che hanno dentro.
PONIAMOCI DEGLI OBIETTIVI
“Se volete cambiare il mondo cominciate a rifarvi il letto” con questa frase William McRaven, ammiraglio della Marina Militare statunitense, ci ricorda l’importanza di fare piccole cose ogni giorno. Porsi piccoli obiettivi quotidiani è un buon modo per sperimentare un certo grado di controllo e prevedibilità che la pandemia ha spazzato momentaneamente via dalle nostre vite. Porsi piccoli obiettivi concreti e raggiungibili, magari tenendo una traccia dei progressi raggiunti aiuta ad andare avanti nei momenti di difficoltà.
FACCIAMO COSE CHE CI FANNO STARE BENE
Un altro modo per stare meglio è dedicare del tempo ad attività che ci fanno stare bene: fare sport, leggere un libro, cucinare, ascoltare buona musica. La nostra mente ha bisogno di immergersi in cose belle per staccarsi dalla realtà difficile che ci circonda e recuperare le energie necessarie per affrontarla e rispondere alle sfide di tutti i giorni. Non stanchiamoci di cercare sempre una buona connessione con noi stessi: non è il momento di essere produttivi, è il momento di prenderci cura di noi. Questo vale anche per i nostri figli. Troviamo loro delle occupazioni per quanto possibile; facciamo in modo, laddove consentito, che frequentino la scuola, anche se siamo molti preoccupati per il contagio. L’isolamento sociale e la reclusione, non fanno bene ai bambini e comportano un peso per la loro mente non facile da gestire. Accordiamoci con altri genitori, favoriamo gli incontri tra i piccoli per salvaguardare la loro vita sociale. Leggiamo un libro con loro o per loro. Diamo sfogo alla fantasia e organizziamo attività diverse dal solito.
IMPARIAMO A CHIEDERE AIUTO
“Non puoi fermare le onde ma puoi imparare a cavalcarle”. Non sempre è facile riuscire a trovare il modo per cavalcare le onde. Per farlo, occorre sapersi adattare in modo flessibile alle condizioni di vita a cui siamo esposti. Un segnale importante di buon spirito di adattamento è la capacità di riconoscere quando siamo in grado di farcela da soli e quando invece abbiamo bisogno di aiuto. Quando si ha la l’impressione di non essere più in grado di gestire la propria vita, quando vediamo che i nostri figli soffrono e ci sentiamo impotenti nell’aiutarli quello è il momento in cui bisogna fermarsi, fare un passo indietro e decidere di chiedere aiuto, rivolgendosi ad uno psicoterapeuta.
Articolo a cura della psicologa Ilaria Randolfi